Ufficio delle letture
SAN NICOLA, VESCOVO - MEMORIA - I SETTIMANA DEL SALTERIO
V.
O Dio, vieni a salvarmi R.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.
INNO
Gerusalemme nuova,
immagine di pace,
costruita per sempre
nell’amore del Padre.
immagine di pace,
costruita per sempre
nell’amore del Padre.
Tu discendi dal cielo
come vergine sposa,
per congiungerti a Cristo
nelle nozze eterne.
come vergine sposa,
per congiungerti a Cristo
nelle nozze eterne.
Dentro le tue mura,
risplendenti di luce,
si radunano in festa
gli amici del Signore:
risplendenti di luce,
si radunano in festa
gli amici del Signore:
pietre vive e preziose,
scolpite dallo Spirito
con la croce e il martirio
per la città dei santi.
scolpite dallo Spirito
con la croce e il martirio
per la città dei santi.
Sia onore al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo,
al Dio trino ed unico
nei secoli sia gloria. Amen.
e allo Spirito Santo,
al Dio trino ed unico
nei secoli sia gloria. Amen.
Oppure:
Hi sacerdótes Dómini sacráti,
consecratóres Dómini fidéles
atque pastóres pópuli fuére
ímpigro amóre.
consecratóres Dómini fidéles
atque pastóres pópuli fuére
ímpigro amóre.
Namque suscéptæ benedictiónis
dona servántes, studuére, lumbos
fórtiter cincti, mánibus corúscas
ferre lucérnas.
dona servántes, studuére, lumbos
fórtiter cincti, mánibus corúscas
ferre lucérnas.
Sicque suspénsi vigilésque, quando
iánuam pulsans Dóminus veníret,
obviavérunt properánti alácres
pándere limen.
iánuam pulsans Dóminus veníret,
obviavérunt properánti alácres
pándere limen.
Glóriæ summum decus atque laudis,
rex, tibi, regum, Déitas perénnis,
quicquid est rerum célebret per omne
tempus et ævum. Amen.
rex, tibi, regum, Déitas perénnis,
quicquid est rerum célebret per omne
tempus et ævum. Amen.
1 ant.
Cantate e celebrate il Signore,meditate tutti i suoi prodigi.
SALMO 104 Dio è fedele alle sue promesse
Essi sono Israeliti e possiedono l’adozione a figli, la gloria, le alleanze,
la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo
secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli
(Rm 9, 4-5).
la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo
secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli
(Rm 9, 4-5).
I (1-15)
Lodate il Signore e invocate il suo nome, *
proclamate tra i popoli le sue opere.
Cantate a lui canti di gioia, *
meditate tutti i suoi prodigi.
proclamate tra i popoli le sue opere.
Cantate a lui canti di gioia, *
meditate tutti i suoi prodigi.
Gloriatevi del suo santo nome: *
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza, *
cercate sempre il suo volto.
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza, *
cercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiute, *
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
voi, stirpe di Abramo, suo servo, *
figli di Giacobbe, suo eletto.
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
voi, stirpe di Abramo, suo servo, *
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio, *
su tutta la terra i suoi giudizi.
su tutta la terra i suoi giudizi.
Ricorda sempre la sua alleanza: *
parola data per mille generazioni,
l’alleanza stretta con Abramo *
e il suo giuramento ad Isacco.
parola data per mille generazioni,
l’alleanza stretta con Abramo *
e il suo giuramento ad Isacco.
La stabilì per Giacobbe come legge, *
come alleanza eterna per Israele:
«Ti darò il paese di Cànaan *
come eredità a voi toccata in sorte».
come alleanza eterna per Israele:
«Ti darò il paese di Cànaan *
come eredità a voi toccata in sorte».
Quando erano in piccolo numero, *
pochi e forestieri in quella terra,
e passavano di paese in paese, *
da un regno ad un altro popolo,
pochi e forestieri in quella terra,
e passavano di paese in paese, *
da un regno ad un altro popolo,
non permise che alcuno li opprimesse *
e castigò i re per causa loro:
Non toccate i miei consacrati, *
non fate alcun male ai miei profeti».
e castigò i re per causa loro:
Non toccate i miei consacrati, *
non fate alcun male ai miei profeti».
1 ant.
Cantate e celebrate il Signore,meditate tutti i suoi prodigi.
2 ant.
Il Signore non ha abbandonatoil giusto tradito,
ma lo ha salvato dai peccatori.
II (16-22)
Chiamò la fame sopra quella terra *
e distrusse ogni riserva di pane.
Davanti a loro mandò un uomo, *
Giuseppe, venduto come schiavo.
e distrusse ogni riserva di pane.
Davanti a loro mandò un uomo, *
Giuseppe, venduto come schiavo.
Gli strinsero i piedi con ceppi, *
il ferro gli serrò la gola,
finché si avverò la sua predizione *
e la parola del Signore gli rese giustizia.
il ferro gli serrò la gola,
finché si avverò la sua predizione *
e la parola del Signore gli rese giustizia.
Il re mandò a scioglierlo, *
il capo dei popoli lo fece liberare;
lo pose signore della sua casa, *
capo di tutti i suoi averi,
il capo dei popoli lo fece liberare;
lo pose signore della sua casa, *
capo di tutti i suoi averi,
per istruire i capi secondo il suo giudizio *
e insegnare la saggezza agli anziani.
e insegnare la saggezza agli anziani.
2 ant.
Il Signore non ha abbandonatoil giusto tradito,
ma lo ha salvato dai peccatori.
3 ant.
Dio ha ricordato la sua santa promessa:guida il suo popolo alla libertà.
III (23-45)
E Israele venne in Egitto, *
Giacobbe visse nel paese di Cam come straniero.
Ma Dio rese assai fecondo il suo popolo, *
lo rese più forte dei suoi nemici.
Giacobbe visse nel paese di Cam come straniero.
Ma Dio rese assai fecondo il suo popolo, *
lo rese più forte dei suoi nemici.
Mutò il loro cuore e odiarono il suo popolo, *
contro i suoi servi agirono con inganno.
Mandò Mosè suo servo *
e Aronne che si era scelto.
contro i suoi servi agirono con inganno.
Mandò Mosè suo servo *
e Aronne che si era scelto.
Compì per mezzo loro i segni promessi *
e nel paese di Cam i suoi prodigi.
e nel paese di Cam i suoi prodigi.
Mandò le tenebre e si fece buio, *
ma resistettero alle sue parole.
Cambiò le loro acque in sangue *
e fece morire i pesci.
ma resistettero alle sue parole.
Cambiò le loro acque in sangue *
e fece morire i pesci.
Il loro paese brulicò di rane *
fino alle stanze dei loro sovrani.
Diede un ordine e le mosche vennero a sciami *
e le zanzare in tutto il loro paese.
fino alle stanze dei loro sovrani.
Diede un ordine e le mosche vennero a sciami *
e le zanzare in tutto il loro paese.
Invece delle piogge mandò loro la grandine, *
vampe di fuoco sul loro paese.
Colpì le loro vigne e i loro fichi, *
schiantò gli alberi della loro terra.
vampe di fuoco sul loro paese.
Colpì le loro vigne e i loro fichi, *
schiantò gli alberi della loro terra.
Diede un ordine e vennero le locuste *
e bruchi senza numero;
divorarono tutta l’erba del paese *
e distrussero il frutto del loro suolo.
e bruchi senza numero;
divorarono tutta l’erba del paese *
e distrussero il frutto del loro suolo.
Colpì nel loro paese ogni primogenito, *
tutte le primizie del loro vigore.
Fece uscire il suo popolo con argento e oro, *
fra le tribù non c’era alcun infermo.
tutte le primizie del loro vigore.
Fece uscire il suo popolo con argento e oro, *
fra le tribù non c’era alcun infermo.
L’Egitto si rallegrò della loro partenza *
perché su di essi era piombato il terrore.
Distese una nube per proteggerli *
e un fuoco per illuminarli di notte.
perché su di essi era piombato il terrore.
Distese una nube per proteggerli *
e un fuoco per illuminarli di notte.
Alla loro domanda fece scendere le quaglie *
e li saziò con il pane del cielo.
Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque, *
scorrevano come fiumi nel deserto,
e li saziò con il pane del cielo.
Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque, *
scorrevano come fiumi nel deserto,
perché ricordò la sua parola santa *
data ad Abramo suo servo.
data ad Abramo suo servo.
Fece uscire il suo popolo con esultanza, *
i suoi eletti con canti di gioia.
Diede loro le terre dei popoli, *
ereditarono la fatica delle genti,
i suoi eletti con canti di gioia.
Diede loro le terre dei popoli, *
ereditarono la fatica delle genti,
perché custodissero i suoi decreti *
e obbedissero alle sue leggi.
e obbedissero alle sue leggi.
3 ant.
Dio ha ricordato la sua santa promessa:guida il suo popolo alla libertà.
V.
Il Signore annuncia la sua parola a Giacobbe, R.
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaia
21, 6-12
La sentinella che scruta nella notte
annunzia la caduta di Babilonia
annunzia la caduta di Babilonia
Così mi ha detto il Signore:
«Va’, metti una sentinella
che annunzi quanto vede.
Se vede cavalleria,
coppie di cavalieri,
gente che cavalca asini,
gente che cavalca cammelli,
osservi con attenzione,
con grande attenzione».
La vedetta ha gridato:
«Al posto di osservazione, Signore,
io sto sempre, tutto il giorno,
e nel mio osservatorio
sto in piedi, tutta la notte.
Ecco, arriva una schiera di cavalieri,
coppie di cavalieri».
Essi esclamano e dicono:
«È caduta, è caduta Babilonia!
Tutte le statue dei suoi dèi
sono a terra, in frantumi».
O popolo mio, calpestato,
trebbiato sulla mia aia,
ciò che ho udito
dal Signore degli eserciti,
Dio di Israele,
a voi ho annunziato.
Oracolo sull’Idumea.
Mi gridano da Seir:
«Sentinella, quanto resta della notte?
Sentinella, quanto resta della notte?».
La sentinella risponde:
«Viene il mattino, poi anche la notte;
se volete domandare, domandate,
convertitevi, venite!».
RESPONSORIO Ap 18, 2. 4. 5
R.
la grande! Poi udii un’altra voce dal cielo:
*
Escida Babilonia, popolo mio, e non sarai coinvolto nelle
sue colpe.
V.
ricordato delle sue ingiustizie.
R.
coinvolto nelle sue colpe.
SECONDA LETTURA
Dai «Trattati su Giovanni» di sant’Agostino, vescovo
(Tratt. 123, 5; CCL 36, 678-680)
La forza dell’amore vinca l’orrore della morte
Prima il Signore domanda, e non una volta, ma due e tre volte, quello che già sapeva, se Pietro lo amava; e per tre volte si sente ripetere da Pietro che lo ama; e per tre volte fa a Pietro la stessa raccomandazione, di pascere le sue pecore.
Così alla triplice negazione che Pietro pronunziò un tempo, fa riscontro ora la triplice dichiarazione del suo amore, in modo che la lingua non serva all’amore meno di quanto servì alla paura e non sembri avergli fatto dire più parole la temuta morte che la vita presente. Sia dunque impegno dell’amore pascere il gregge del Signore, se il rinnegare il Pastore era stato indizio di paura.
Coloro che pascono le pecore di Cristo con l’intenzione di condizionarle a se stessi e di non considerarle di Cristo, dimostrano di amare non Cristo, ma se stessi, spinti come sono dalla cupidigia di gloria o di potere o di guadagno, non dall’amore di obbedire, di aiutare, di piacere a Dio. Costoro, cui l’Apostolo rimprovera di cercare il proprio interesse e non quello di Cristo, devono essere messi in guardia dalle parole che Cristo ripete con insistenza: Mi ami? Pasci le mie pecore (cfr. Gv 21, 17), che significano: Se mi ami, non pensare a pascere te stesso, ma pasci le mie pecore, e pascile come mie, non come tue; cerca in esse la mia gloria, non la tua, il mio dominio, non il tuo, il mio guadagno, non il tuo, se non vuoi essere del numero di coloro che appartengono ai «tempi difficili», di quelli cioè che amano se stessi con tutto quello che deriva da questo amore di sé, sorgente di ogni male.
Coloro, dunque, che pascono le pecore di Cristo, non amino se stessi, per non pascerle come loro proprie ma come di Cristo. Il male che più di ogni altro devono evitare quelli che pascono le pecore di Cristo è quello di ricercare i propri interessi invece di quelli di Gesù Cristo, asservendo alle loro brame coloro per cui fu versato il sangue di lui.
Colui che pasce le pecore di Cristo deve crescere nell’amore di lui al punto che l’ardore dello spirito vinca anche quel timore naturale della morte, per cui non vogliamo morire anche quando vogliamo vivere con Cristo. Ma per quanto grande sia l’orrore della morte lo deve far vincere la forza dell’amore per colui che, essendo la nostra vita, ha voluto per noi sopportare anche la morte.
Del resto se la morte comportasse poca o nessuna sofferenza, non sarebbe grande com’è la gloria dei martiri. Se il buon Pastore che diede la sua vita per le sue pecore suscitò tra esse tanti martiri, quanto più debbono lottare per la verità contro il peccato fino alla morte, fino al sangue, coloro ai quali egli affidò le sue stesse pecore da pascere, cioè da formare e guidare. Davanti all’esempio della passione di Cristo non è chi non veda che i pastori devono stringersi maggiormente vicino al Pastore imitandolo, proprio perché già tante pecore seguirono l’esempio di lui: dietro a lui, unico Pastore, anche i pastori sono pecore in un unico gregge. Tutti ha reso pecore sue egli che per tutti accettò di patire, e, al fine di patire per tutti, si è fatto lui stesso agnello.
Così alla triplice negazione che Pietro pronunziò un tempo, fa riscontro ora la triplice dichiarazione del suo amore, in modo che la lingua non serva all’amore meno di quanto servì alla paura e non sembri avergli fatto dire più parole la temuta morte che la vita presente. Sia dunque impegno dell’amore pascere il gregge del Signore, se il rinnegare il Pastore era stato indizio di paura.
Coloro che pascono le pecore di Cristo con l’intenzione di condizionarle a se stessi e di non considerarle di Cristo, dimostrano di amare non Cristo, ma se stessi, spinti come sono dalla cupidigia di gloria o di potere o di guadagno, non dall’amore di obbedire, di aiutare, di piacere a Dio. Costoro, cui l’Apostolo rimprovera di cercare il proprio interesse e non quello di Cristo, devono essere messi in guardia dalle parole che Cristo ripete con insistenza: Mi ami? Pasci le mie pecore (cfr. Gv 21, 17), che significano: Se mi ami, non pensare a pascere te stesso, ma pasci le mie pecore, e pascile come mie, non come tue; cerca in esse la mia gloria, non la tua, il mio dominio, non il tuo, il mio guadagno, non il tuo, se non vuoi essere del numero di coloro che appartengono ai «tempi difficili», di quelli cioè che amano se stessi con tutto quello che deriva da questo amore di sé, sorgente di ogni male.
Coloro, dunque, che pascono le pecore di Cristo, non amino se stessi, per non pascerle come loro proprie ma come di Cristo. Il male che più di ogni altro devono evitare quelli che pascono le pecore di Cristo è quello di ricercare i propri interessi invece di quelli di Gesù Cristo, asservendo alle loro brame coloro per cui fu versato il sangue di lui.
Colui che pasce le pecore di Cristo deve crescere nell’amore di lui al punto che l’ardore dello spirito vinca anche quel timore naturale della morte, per cui non vogliamo morire anche quando vogliamo vivere con Cristo. Ma per quanto grande sia l’orrore della morte lo deve far vincere la forza dell’amore per colui che, essendo la nostra vita, ha voluto per noi sopportare anche la morte.
Del resto se la morte comportasse poca o nessuna sofferenza, non sarebbe grande com’è la gloria dei martiri. Se il buon Pastore che diede la sua vita per le sue pecore suscitò tra esse tanti martiri, quanto più debbono lottare per la verità contro il peccato fino alla morte, fino al sangue, coloro ai quali egli affidò le sue stesse pecore da pascere, cioè da formare e guidare. Davanti all’esempio della passione di Cristo non è chi non veda che i pastori devono stringersi maggiormente vicino al Pastore imitandolo, proprio perché già tante pecore seguirono l’esempio di lui: dietro a lui, unico Pastore, anche i pastori sono pecore in un unico gregge. Tutti ha reso pecore sue egli che per tutti accettò di patire, e, al fine di patire per tutti, si è fatto lui stesso agnello.
RESPONSORIO Sir 45, 3; Sal 77, 70. 71
R.
Il Signore lo rese glorioso davanti ai potenti,gli diede autorità sul suo popolo,
*
e gli rivelòla sua gloria.
V.
il popolo che gli è caro,
R.
ORAZIONE
Assisti il tuo popolo, Dio misericordioso, e per l’intercessione del vescovo san Nicola, che veneriamo nostro protettore, salvaci da ogni pericolo nel cammino che conduce alla salvezza. Per il nostro Signore.
Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.
R.